FEEL (Fast Emotional Elaboration and Liberation – Elaborazione e liberazione emozionale rapida)

Il DSM V (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder) definisce la fobia come una “paura o ansia marcata verso un oggetto o verso situazioni specifiche”.

La persona che soffra di una fobia specifica quindi, prova una paura evidente, persistente e sproporzionata non solo quando lo stimolo fobico è presente, ma anche quando si aspetta di affrontare l’oggetto o la situazione specifica, sebbene questa non sia di per sé pericolosa. In questi casi il soggetto colpito tende a evitare attivamente ogni contatto diretto con tali oggetti o circostanze e, nei casi più gravi, manifestando disagio qualora ne parlasse o li immaginasse.

L’espressione della fobia, nel momento in cui ci si imbatte nella causa scatenante, si mostrerà con segnali molto evidenti: timore, disagio e, in talune situazioni, attacchi di panico.

Nella maggior parte dei casi, la persona è consapevole del tipo di fobia di cui soffre, ma l’ansia e il meccanismo di evitamento (modalità di pensiero persistente e invalidante che non consente all’individuo di affrontare la situazione temuta) sono difficili da controllare al punto da ostacolare notevolmente il normale funzionamento dell’individuo, minandone più o meno gravemente la salute.

I tassi d’incidenza delle fobie specifiche su campioni di comunità oscillano tra il 4% e 8%; misurati nel corso di un’intera vita, i tassi vanno dal 7,2% all’11,3%.

E’ molto probabile che le fobie specifiche che s’instaurano durante il periodo adolescenziale (molto frequenti), persistano anche all’inizio dell’età adulta. Se queste non sono trattate, tenderanno alla cronicizzazione.

Un soggetto al quale sia stata diagnosticata una fobia specifica, ha maggiori possibilità di sviluppare nuovi stati fobici nella prima età adulta.

Una fobia specifica scatena molto stress e ostacola in modo significativo l’individuo che ne è colpito. Quindi, la diagnosi e il trattamento precoce anche di forme lievi di fobie specifiche è fondamentale per prevenire l’instaurarsi di casi conclamati di malattia e/o ulteriori complicazioni psicologiche e fisiche.

Il metodo FEEL parte dal presupposto che la causa della fobia risieda nell’evento traumatico, che continua a governare la risposta della persona nel momento presente. Queste esperienze possono essere rappresentate da grandi traumi derivanti da un disturbo post-traumatico da stress (PTSD caratterizzato da insonnia, ansia e fobie) oppure da traumi meno rilevanti, i quali hanno un impatto meno drammatico ma comunque negativo sulla personalità e il comportamento.

Ogni evento traumatico rappresenta un processo di apprendimento. Per completare il processo sarà necessario passare attraverso quattro fasi, che sono simili al processo digestivo.

Le quattro fasi sono: digestioneassorbimento, metabolizzazione e assimilazione.

Quando si vive la situazione stressogena, questa può rimanere bloccata nel sistema informativo associato all’immagine originaria, includendo i suoni, i pensieri, i sentimenti e le sensazioni corporee. A causa di questo stato, la persona si sente emotivamente bloccata e l’apprendimento è ostacolato.

Il sistema informativo associato è la rete di memoria che coinvolge una parte precisa del corpo coinvolta in quella particolare esperienza. L’evento è caratterizzato dalla produzione di un’attività elettromagnetica molto specifica originata da quella determinata esperienza; è così che si andrà ad attivare una particolare parte del cervello, un organo specifico o un’area del corpo fisico, collegata alla rete energetica riconosciuta dalla Medicina Tradizionale cinese nei Meridiani. La rete di memoria tra la psiche, cervello, corpo ed energia del campo elettromagnetico è nota come un cortocircuito psico-neuro-somatoenergetico.

Gli stimoli condizionanti legati al cortocircuito sono i pensieri, le immagini, le emozioni e le sensazioni collegati al trauma.

Le esperienze ripetute attraverso incubi e flashback (o addirittura stimoli innocui presenti al momento del trauma), rinforzano le reazioni somatiche e creano una sorta di corazza psichica, modalità con la quale il trauma viene memorizzato permanentemente.

A causa della possibile continua sollecitazione della rete di memoria del cortocircuito psico-neuro-somatoenergetico, l’individuo finisce per sentirsi emotivamente bloccato e impossibilitato a proseguire il cammino di apprendimento. I meccanismi di difesa agiscono creando distorsioni del trauma (fino a renderlo accettabile) o blocchi inconsci, così che la vera causa del terrore traumatico sarà registrata nella memoria implicita e potrà essere liberata da uno stimolo condizionato, a sua volta legato a una precedente situazione di pericolo e trasformato nell’oggetto della fobia.

L’attivazione di una parte di questo cortocircuito originato da un qualsiasi stimolo, potrebbe attivare tutta la rete di memoria che affiora sotto forma di pensieri, immagini, emozioni, sensazioni legati al trauma.

Lo sviluppo di una fobia specifica e il momento in cui si manifesta può essere influenzato da una varietà di fattori: il contesto familiare, la predisposizione genetica, le variazioni negli aspetti socio-culturali e lo stress.

Lo scopo del metodo terapeutico FEEL consiste nell’aprire questo cortocircuito, favorendo il completamento del processo di apprendimento concernente il trauma passato.